Mai come in questo periodo di pandemia da COVID-19, abbiamo sperimentato la solitudine.

La solitudine è il sentimento soggettivo di essere soli, con cui tutti prima o poi ci scontriamo. Va distinto dall’isolamento sociale, definito da il livello e dalla frequenza delle interazioni sociali. Il distanziamento sociale, invece, è  l’arma più potente di cui disponiamo per contenere il diffondersi del virus SARS-CoV-2 , e consiste nel ridurre le interazioni sociali, i contatti fisici e l’intensità delle relazioni affettive e personali.

Il risultato, però, è che la sensazione di isolamento a cui siamo costretti aumenta insieme all’ansia e allo stress ad esso legati.

Chi è davvero solo durante la pandemia?

Sappiamo che i gruppi sociali che sono maggiormente soggetti alla solitudine sono le donne, gli individui  fino ai 25 e oltre i 65 anni, chi vive da solo, chi soffre di disturbi mentali e fisici. Non si esclude che con il lockdown possano emergere nuovi gruppi a rischio, oltre quelli già citati.

Nel Regno Unito hanno studiato gli effetti del lockdown sulla popolazione, per fare il punto della situazione. Per lo studio sono stati utilizzati i dati raccolti prima del periodo di quarantena dal UK Household Longitudinal Study (UKHLS), studio rappresentativo a livello nazionale condotto su famiglie intervistate tra il 2009 e il 2019. I dati raccolti durante la pandemia, invece, arrivano dallo Studio Sociale UCL COVID-19 condotto su più di 50000 adulti di età superiore ai 18 anni. Settimanalmente sono stati raccolti i dati dei partecipanti a partire dal 21 marzo fino al 10 maggio 2020.

Sebbene non sia uno studio randomizzato, il gruppo creato risulta essere ben stratificato nella popolazione di riferimento, infatti il reclutamento è stato portato avanti mediante canali social e attingendo da un database contenente nominativi di persone che in passato avevano acconsentito a partecipare a studi di ricerca. Dopodiché, per proseguire la selezione, si è tenuto conto del reddito, del livello di istruzione e dello stato occupazionale.
L’analisi è stata condotta sottoponendo ai partecipanti una serie di domande riguardo la loro percezione sul loro grado di solitudine. Le domande prevedevano risposte a scelta multipla tra cui scegliere a cui è stato associato un valore: più alta era la somma dei risultati delle risposte, più il soggetto si sentiva solo. Le risposte sono state anche valutate nel tempo, per osservare l’evolversi della situazione.

I dati emersi indicano che i giovani, chi vive da solo, lo scarso livello di istruzione, le condizioni economiche, chi vive in città, le donne e le minoranze etniche sono i gruppi maggiormente a rischio solitudine durante questa pandemia di COVID-19.

Negli ultimi anni, i casi di solitudine tra gli studenti erano in aumento, ma il rientrare in questa categoria non era considerato un fattore di rischio, da questo studio invece, è emerso che gli studenti sono una categoria a forte rischio.

Quali sono i rischi?

Contenere il dilagarsi della solitudine deve essere un obiettivo, in quanto alla solitudine e all’isolamento sociale sono correlati degli effetti sul fisico molto importanti tra cui un’aumentata pressione sistolica, un aumentato rischio di malattie cardiache, una maggior incidenza di casi di demenza ed un aumentato rischio di mortalità.  La solitudine ha effetti, ovviamente, anche sulla salute mentale, infatti può aumentare i sintomi della depressione, può portare a trascurare la propria salute e ad alterare la propria percezione circa la qualità della vita.

Per fortuna esistono dei modi per riempire il distanziamento sociale e sentirsi meno soli, utili ai più giovani ed ai più anziani:

Mantenere le connessioni:

– passare più tempo insieme alla famiglia, tempo di qualità: senza la gran parte delle distrazioni quotidiane è possibile tornare a godere del tempo speso in famiglia, andando a consolidare i rapporti con i nostri cari;

-mantenere le relazioni usando la tecnologia. Viviamo nell’era dei social, dove è possibile essere connessi gli uni agli altri costantemente. Utilizzarli per sentire un parente lontano o  per organizzare una rimpatriata virtuale può essere un buon modo di sfruttarne le potenzialità.

Tenersi impegnati:

-Continuare a lavorare ed essere impegnato praticando i propri hobby, permette di avere le risorse necessarie per aumentare la percezione del proprio stile di vita, abbassare lo stress ed essere più soddisfatti di sé stessi. Tra le attività da considerare ci sono sicuramente gli esercizi per allenare il corpo e la mente: molte evidenze supportano la tesi che mantenere la mente allenata, iniziando per esempio nuove attività, riduce il rischio di demenza e può quindi essere di aiuto alle persone anziane;

-L’organizzazione ragionata della giornata può essere una buona soluzione per evitare momenti vuoti, di noia e di insoddisfazione. Inoltre, è di estremo aiuto perché permette di mantenere sotto controllo i normali ritmi circadiani, evitando di avere giornate sregolate e ritmi sonno-veglia irregolari.

Controllare le proprie emozioni:

La solitudine alimenta pensieri tossici e la ruminazione mentale, che generano malessere psicologico. Per abbassare i livelli di ansia e contenere il flusso di pensieri negativi è consigliato dedicarsi alla meditazione, che aiuta a rilassarsi e a concentrarsi sul proprio respiro, in modo da ritrovare il proprio equilibrio interiore.

Nei casi più gravi queste misure non bastano, e il proprio disagio non deve essere sottovalutato. Nel caso in cui non si trova la forza di reagire va chiesto aiuto ad amici e parenti e richiesto il consulto di uno specialista.

Distanziamento sociale e lockdown sono le misure che ci permettono di contenere, quanto possibile, il dilagare del virus SARS-CoV-2, ma il prezzo da pagare è un’alta percezione di solitudine e di assenza che rendono difficile la vita di tutti i giorni e i cui effetti a lungo termine sono ancora tutti da indagare.

 

Fonti:

F. Bu, A. Steptoe, D. Fancourt: Who is lonely in lockdown? Cross-cohort analyses of predictors of loneliness before and during the COVID-19 pandemic. Public Health 186 (2020) 31e34

Debanjan Banerjee and Mayank Rai: Social isolation in Covid-19: The impact of loneliness. International Journal of Social Psychiatry 2020, Vol. 66(6) 525–527