Una tappa estremamente importante nel mondo dell’Omeopatia e, in generale, delle Medicine Non Convenzionali. Per le Aziende produttrici di farmaci omeopatici, lo scorso 30 Giugno 2017 è scaduto il termine ultimo per presentare all’AIFA-Agenzia Italiana del Farmaco-  i dossier di registrazione dei prodotti omeopatici, affinché essi nel 2019 ottengano l’autorizzazione all’immissione in commercio (Aic). Nella documentazione, le Aziende hanno dovuto accuratamente fornire indicazioni circa qualità e sicurezza dei rispettivi prodotti, come previsto dal Decreto Legislativo 219 del 2006. I farmaci per i quali non sarà stata adeguatamente fornita documentazione entro i termini prestabiliti, saranno ritirati dal commercio il 1 Gennaio 2019. 

Fino ad oggi ha imperato un’assoluta mancanza di regole in tal senso, tanto che si è assistito ad un proliferare sul mercato di migliaia di farmaci omeopatici, spesso anche copie di copie. 

L’obiettivo di questo procedimento è quello di fornire un giusto riconoscimento ai farmaci omeopatici, magari anche smettendo di sentirli chiamare rimedi o preparati con connotazione assolutamente dispregiativa, ma anche di consentire agli italiani di trovare in farmacia solo ciò che la Legge Italiana riconosce appunto come farmaco. 

E’ quanto detto da Giovanni Gorga, Presidente di Omeoimprese, l’Associazione che rappresenta le più importanti aziende che in Italia producono e distribuiscono medicinali omeopatici ed antroposofici, secondo cui su 13 mila prodotti omeopatici in commercio attualmente, solo 5 o 6 mila otterranno effettivamente l’Aic. 

A rischio soprattutto le piccole e medie imprese produttrici di farmaci omeopatici rispetto alla loro effettiva capacità di poter predisporre una corretta documentazione, tanto che già c’è chi azzarda l’utilizzo del termine BigOmeoPharma

Dunque, finalmente tra due anni i farmaci omeopatici entreranno a far parte nel prontuario farmaceutico nazionale. A dirsi soddisfatta in tal senso è Silvia Nencioni, Amministratore Delegato e Presidente di Boiron Italia, leader nel settore dell’Omeopatia con la produzione e la distribuzione di prodotti omeopatici in 80 paesi del mondo, sollevata rispetto alla frustrazione provata in passato, ogni qual volta le aspettative di regolarizzazione venivano disattese: fino ad oggi i farmaci omeopatici si sono dovuti accontentare di una autorizzazione cosiddetta ope legis, ovvero una norma transitoria il cui termine è stato prorogato a fine 2018, mentre in Francia ad esempio è da quasi mezzo secolo che gli omeopatici sono inseriti tra i medicinali rimborsabili, ed il 1 Agosto in Svizzera entrerà in vigore la legge sulla rimborsabilità delle Medicine Non Convenzionali, tanto per citare due esempi. 

Nel nostro Paese il primo step sarà costituito dal superamento di quel pregiudizio figlio della scarsa informazione, che porta a definire i farmaci omeopatici come dei meri preparati, con connotazione evidentemente negativa. Al contrario, l’Omeopatia è utilizzata anche in ambito ospedaliero per ridurre gli effetti collaterali di radioterapia e chemioterapia. Lo step successivo potrebbe essere quello di superare il paradosso tutto italiano relativo alla mancanza di indicazioni terapeutiche sul foglietto illustrativo dei medicinali omeopatici, un fatto che, in primis, risulta penalizzante per il paziente stesso.

Fonte: Informasalus, Quotidiano Sanità, Il Foglio  

 

 

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