Il termine “psicobiotici” è nato nel 2013 per descrivere una classe di probiotici, cioè quei microrganismi che hanno effetti benefici sul nostro organismo. Gli psicobiotici in particolare agiscono sull’asse intestino-cervello e sembrano essere in grado di influire sulle funzioni cognitive e modificare favorevolmente l’umore dell’individuo.

Il microbiota intestinale

Si stima che l’intestino umano ospiti 1014 microrganismi, divisi in centinaia di specie diverse. Tra uomo e microbiota si instaura un rapporto mutualistico, di reciproco scambio e beneficio: l’intestino è il luogo ideale per la sopravvivenza delle popolazioni del microbiota e in cambio aiutano l’organismo a funzionare meglio prendendo parte al processamento dei nutrienti, alle funzioni immunitarie e allo sviluppo e alla funzionalità del cervello. La colonizzazione intestinale nei mammiferi, e quindi anche nell’uomo, inizia subito dopo la nascita e persiste per tutto il decorso della vita, andando incontro anche a modifiche.

Ognuno di noi ha un diverso profilo microbico influenzato dalla propria genetica, dall’età, dal sesso, dalla dieta e dallo stile di vita, ma negli individui in salute questo profilo risulta simile.

Quando si ha la perdita dell’equilibrio del microbiota intestinale, si parla di disbiosi che può comportare disturbi del tratto intestinale. Studiare l’evoluzione del profilo microbico della persona rappresenta un utile strumento per capirne la storia e le abitudini come l’alimentazione e l’uso che è stato fatto di antibiotici e farmaci.

Comunicazione intestino-cervello e psicobiotici

È  ragionevole pensare, quindi, che oltre ai ruoli già citati precedentemente, il microbiota intestinale possa essere legato al corretto funzionamento dell’asse intestino-cervello e che un ruolo chiave è riservato agli psicobiotici.

Esiste una comunicazione tra intestino e cervello che avviene nei due sensi, è bidirezionale e avviene grazie al rilascio di neurotrasmettitori, come GABA e serotonina, e peptidi secreti dalle cellule enteroendocrine dell’intestino, alla secrezione ormonale e, in parte, anche dall’azione degli psicobiotici. Il ruolo degli psicobiotici è ancora parzialmente sconosciuto ma sta interessando molti gruppi di ricerca, per approfondire come esso prenda parte alle funzioni dell’asse che lega il cervello all’intestino.

Quando si perde la corretta comunicazione fra di essi possono sopraggiungere disordini gastrointestinali, metabolici e neuropsicologici ed è anche noto di come lo stato emozionale influisca sulle funzioni del tratto gastrointestinale.  Soffrire di ansia sembra favorire l’insorgere di disturbi legati al tratto gastro-intestinale ma è stato anche notato che la risoluzione di questi disturbi fa diminuire lo stato di ansia. In particolare, il processo della  digestione, a cui prendono parte anche gli psicobiotici, sembra influenzare i livelli degli ormoni legati agli stati di ansia e stress.

Gli psicobiotici possono influire in vario modo sul nostro organismo, per esempio sul nervo vago che innerva torace e addome, influenzando la produzione di neurotrasmettitori, come già accennato, e del BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor) importante nel differenziamento e nella plasticità neuronale, riducendo i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, riducendo lo stato infiammatorio che può condurre a complicazioni cerebrali, mantenendo sotto controllo le popolazioni microbiche dannose e aiutando il processamento e l’assorbimento dei nutrienti. Infatti è stato osservato che quando si verifica una disbiosi, l’individuo può presentare con più facilità un abbassamento delle difese immunitarie e stati infiammatori.

Lactobacillus rhamnosus

Tra gli psicobiotici, il Lactobacillus rhamnosus, già famoso come probiotico, è sicuramente uno fra i più studiati, venduto anche come integratore è ad ogni modo naturalmente presente nelle fila del microbiota intestinale. Come probiotico è conosciuto per dare risultati notevoli nelle problematiche intestinali, nelle infezioni respiratorie e in alcune affezioni dermatologiche, forse agendo come facilitatore per altre specie microbiche. Il Lactobacillus rhamnosus è in grado di restare adeso alla mucosa gastrointestinale, resistendo alle condizioni di acidità e all’azione dei sali biliari che caratterizzano questo distretto corporeo e, inoltre, di stimolare la produzione di diverse citochine da parte del sistema immunitario con l’effetto di bloccare la morte cellulare (apoptosi) della parete intestinale e lo stato infiammatorio.

Il Lactobacillus rhamnosus ha effetti anche sulla riduzione di stress e ansia. Questo ruolo è stato studiato utilizzando modelli murini e da diversi studi emerge che i suoi effetti influiscono sui recettori di GABA. Normalmente il neurotrasmettitore GABA ha azione inibitoria e rilassante quando si lega al suo recettore e la sua azione risulta aumentata in presenza del Lactobacillus rhamnosus. Questo effetto va perso, nonostante la presenza dello psicobiotico, quando le cavie utilizzate presentano il nervo vago reciso. Questa osservazione supporta la tesi che il nervo vago rappresenta il ponte che permette allo psicobiotico di agire sull’asse cervello-intestino e l’assenza degli effetti benefici ne è la dimostrazione.

In conclusione, il ruolo degli psicobiotici nella comunicazione asse intestino-cervello ha effetti rilevanti sulla mente e sull’umore dell’uomo e, inoltre, è interessante notare che è consigliato l’utilizzo di integratori contenenti mix di probiotici e psicobiotici, piuttosto che singoli ceppi,  favorendo la diversificazione della flora intestinale.

Gli psicobiotici possono quindi essere degli alleati, insieme ad una corretta alimentazione e alla cura per la propria salute, del recupero del proprio benessere mentale e del buon umore.

 

Fonti:

Linghong Zhou, Jane A Foster: Psychobiotics and the gut–brain axis: in the pursuit of happiness. Neuropsychiatric Disease and Treatment 2015:11

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