L’Ayurveda è la Medicina Tradizionale Indiana utilizzata sin dai tempi più antichi e diffusa ancora oggi più della medicina tradizionale. A differenza di ciò che accade negli Stati Uniti e nel mondo occidentale, dove viene riconosciuta come terapia complementare, in India l’ayurveda risulta perfettamente inserita nel sistema sanitario del Paese, presentando un gran numero di strutture ospedaliere ayurvediche su tutto il territorio sub-continentale.

L’ayurveda nasce nel X secolo a.C., ma si sviluppa nella forma attualmente conosciuta tra il V secolo a.C. ed il V secolo d.C. In lingua sanscrita il termine ayurveda significa “scienza della vita” e deriva dall’unione di due parole: Ayus, che significa durata della vita o longevità, e Veda, che sta per conoscenza rivelata. La continua interazione tra corpo e mente, organi sensoriali e anima è la base del sistema diagnostico e terapeutico ayurvedico, che si proponi 4 obiettivi cardinali: la prevenzione delle malattie, la cura della salute, il mantenimento dello stato di salute e la promozione della longevità.

L’Ayurveda è la Medicina Tradizionale Indiana utilizzata sin dai tempi più antichi e diffusa ancora oggi più della medicina tradizionale. A differenza di ciò che accade negli Stati Uniti e nel mondo occidentale, dove viene riconosciuta come terapia complementare, in India l’ayurveda risulta perfettamente inserita nel sistema sanitario del Paese, presentando un gran numero di strutture ospedaliere ayurvediche su tutto il territorio sub-continentale.

L’ayurveda nasce nel X secolo a.C., ma si sviluppa nella forma attualmente conosciuta tra il V secolo a.C. ed il V secolo d.C. In lingua sanscrita il termine ayurveda significa “scienza della vita” e deriva dall’unione di due parole: Ayus, che significa durata della vita o longevità, e Veda, che sta per conoscenza rivelata. La continua interazione tra corpo e mente, organi sensoriali e anima è la base del sistema diagnostico e terapeutico ayurvedico, che si proponi 4 obiettivi cardinali: la prevenzione delle malattie, la cura della salute, il mantenimento dello stato di salute e la promozione della longevità.

La filosofia ayurvedica è legata ai Veda, i testi sacri induisti, e sostiene che il corpo dell’essere umano è pervaso da tre tipologie di energie vitali, dette dosha, in quantità che differiscono da individuo a individuo (la prevalenza di uno rispetto all’altro stabilisce le caratteristiche costituzionali dell’uomo) e che regolano le funzioni psico-fisiologiche della persona: il Vata Dosha, il Pitta Dosha e il Kapha Dosha. Sono proprio i tre dosha a stabilire lo stato di salute o di malattia dell’uomo, a seconda del loro equilibrio o squilibrio ed ognuno è costituito da due elementi che ne determinano le principali qualità.

  • Il Vata Dosha è costituito da Spazio e Aria ed è correlato a tutto ciò che è movimento nel nostro copro; le peculiarità che lo caratterizzano sono la freddezza, la leggerezza, la sottigliezza, la durezza e la fluidità.
  • Il Pitta Dosha è rappresentato dall’unione di Fuoco ed Acqua ed è legato al concetto di digestione, intesa sia da un punto di vista fisico (stomaco) che mentale (elaborazione ed accettazione delle proprie sensazioni. Le caratteristiche proprie delle persone Pitta sono il calore, la leggerezza, la sottigliezza, la morbidezza, la chiarezza e la mobilità.
  • il Kapha Dosha si compone dell’elemento dell’Acqua e della Terra ed ha a che fare con il concetto di coesione. Gli individui che appartengono a questo dosha sono caratterizzati da qualità come la freddezza, la pesantezza, l’opacità, la densità e la stabilità.

Non a caso l’ayurveda si basa sulla teoria dei Panchamahabhuta (i cinque grandi elementi attraverso i quali si effettua la diagnosi medica); secondo tale teoria tutti gli oggetti e gli organismi viventi sono composti da 5 elementi di base: terrafuocoacquaaria e cielo. Esiste allo stesso tempo una fondamentale armonia tra ambiente ed individui, recepita come una relazione tra macrocosmo e microcosmo: agire su uno dei due influenza inevitabilmente l’altro. L’Ayurveda non è dunque una mera dottrina medica, ma anche una filosofia di vita; per questo motivo viene utilizzata non solo per curare ma anche per prevenire situazioni patologiche. La Medicina Ayurvedica prevede inoltre la preparazione di prodotti erboristici. Questa dottrina medica è ampiamente diffusa e praticata in Asia Meridionale, in particolare in Bangladesh, India, Nepal, Pakistan e Sri Lanka.

Lo scopo dell’Ayurveda è mantenere in equilibrio gli elementi della propria costituzione per ottenere o mantenere uno stato di piena salute e libertà dalla malattia fisica e mentale. Fondamentale per il mantenimento del benessere è lo stile di vita, e in particolare l’alimentazione viene considerata determinante. L’Ayurveda ha elaborato una classificazione semplice, immediata e comprensibile del cibo, delle sue qualità e dei suoi effetti sulla salute. L’Ayurveda non considera gli alimenti in base alle calorie, né alla composizione in proteine, carboidrati, fibre, zuccheri semplici o complessi, grassi e acidi grassi essenziali. Per riconoscere questi elementi sarebbe necessaria una strumentazione specifica, una tabella o un buon grado di conoscenza scientifica. L’Ayurveda considera il cibo partendo da ciò che tutti possono riconoscere in modo spontaneo e diretto: il suo sapore e le caratteristiche percepibili attraverso i sensi.

Le proprietà dei cibi e dei rimedi dipendono in particolar modo dal Rasa, cioè il gusto, il sapore della sostanza ingerita. I sei sapori sono: dolce (madhura), acido (amla), salato (lavana), piccante (katu), amaro (tika), astringente (kasaya). I mahabhuta, cioè gli elementi naturali contenuti nel cibo quali etere, aria, fuoco, acqua e terra, ne determinano il sapore e l’interazione con i dosha e la salute della persona. La funzione nutrizionale del cibo in Ayurveda possiede una duplice natura: la più immediata è quella detta “grossolana”, che consiste nella assimilazione materiale degli elementi contenuti nei cibi e nelle erbe, da parte del corpo che individua, percepisce ed elabora gli effetti dei sapori. L’altra funzione è più sottile e consiste nell’assorbimento dell’energia presente in ogni elemento (tanmatra).

Ogni alimento esistente presenta uno dei sei sapori classificati dall’Ayurveda. Come ogni cosa in natura, anche i sapori sono collegati in proporzioni diverse ai cinque elementi (etere, aria, fuoco, acqua e terra), per questo influenzano direttamente i tre dosha Vata (etere e aria), Pitta (fuoco) e Kapha (acqua e terra) che sono alla base della salute e dell’equilibrio. Ma il cibo è considerato terapeutico anche per un altro motivo. Il termine sanscrito rasa, tradotto con sapore, significa in realtà essenza o delizia, due concetti fondamentali per l’equilibrio e la salute psico-fisica della persona. Nella fisiologia sottile dell’Ayurveda, un canale energetico collega la bocca alla testa e porta l’essenza del cibo direttamente al cervello.

Questa Questa essenza stimola l’energia fondamentale detta prana che a sua volta accende il fuoco digestivo chiamato agni e situato nello stomaco. Se il sapore del cibo non è gradevole e delizioso, il fuoco gastrico potrebbe non attivarsi, non bruciare adeguatamente e quindi non garantire una corretta digestione e assimilazione dei nutrienti. Per questo l’alimentazione ayurvedica ha perfezionato l’equilibrio e l’armonia tra gli ingredienti di ogni piatto. L’organismo ha necessità di introdurre tutti i sei sapori in ogni pasto, ma purtroppo le abitudini alimentari occidentali portano a prediligere solo due gusti, il dolce e il salato. Inoltre la nostra alimentazione utilizza, anche indirettamente, molti aromi artificiali che alterano il sapore naturale, creando notevoli squilibri alla salute. Ogni sapore possiede due elementi naturali: dolce, salato, acido, piccante, amaro, astringente e in base a questi può aumentare e portare all’eccesso oppure equilibrare gli elementi già presenti nei dosha.

Per ciò che concerne il discorso formazione, a differenza delle altre Medicine Convenzionali come l’Omeopatia o la Medicina Tradizionale Cinese che hanno un ruolo preciso e ben chiaro nella mente della gente, la Medicina Ayurvedica fatica a farsi prendere sul serio, dovendo ancora oggi combattere con la visione folkloristica che assai spesso si crea nell’immaginario collettivo a causa degli interessi e dei vantaggi economici che regnano intorno alla questione e della “Moda India” nata in questi ultimi anni che non permette di dare la giusta considerazione al valore terapeutico e preventivo che invece la contraddistingue. Proprio per questa comune tendenza a sottovalutarla, nonostante la sua laboriosità e complessità, probabilmente, la problematica riguardante la regolamentazione della Medicina Ayurvedica risulta più improrogabile se paragonata alle altre MNC.

Il Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha riconosciuto la Medicina Ayurvedica di esclusiva competenza e responsabilità professionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri, perché atto medico a tutti gli effetti.

Sebbene l’Ayurveda sia una disciplina estremamente complessa, il carattere approssimativo dell’informazione per lo più vincolata a fini commerciali ha fatto sì che in Italia riuscisse difficile standardizzare e creare  dei percorsi formativi seri: il fatto che molto spesso venisse confusa con semplici tecniche di massaggio e non come atto medico vero e proprio ha senza dubbio ostacolato lo svilupparsi di una credibilità nei confronti della formazione ayurvedica. Ovviamente questa situazione non riguarda solo l’Italia; la sua diffusione a livello globale risulta frammentaria e poco omogenea: se in determinate aree la medicina ayurvedica è ben consolidata e gode del favore della classe medica, in altre zone (focus particolare su quelle occidentali) la sua esistenza è dovuta solo ed esclusivamente al grande consenso vigente nell’opinione pubblica. Nel nostro Paese non c’è una legislazione in materia e questo incentiva l’esercizio abusivo ed scorretto della pratica. La mancanza di chiarezza riguardo la sua natura medica è ciò che permette un grande, e molte volte involontario, abuso della professione medica, senza contare i numerosi pericoli per il paziente che si sottopone a percorsi terapeutici ayurvedici. Fortunatamente, negli ultimi anni, la situazione sembra migliorata, grazie soprattutto al contributo di importanti associazioni coma  SSIMA (Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica) e ATAH di Bologna (Associazione di pazienti di Ayurveda); hanno iniziato a diffondersi realtà formative para-universitarie o post-laurea più complesse e meglio strutturate. Per non parlare delle collaborazioni con le Università stesse, tra cui prima di tutte quella di Bologna con il corso di “Alta Formazione in Sociologia della Salute e Medicine Non Convenzionali”. Per la standardizzazione del percorso formativo a livello internazionale, Ayurvedic Point (Italia), l’European Academy of Ayurveda (Germania) e il Middlesex College of Ayurveda (Regno Unito) hanno presentato un documento in cui viene esplicato il programma d’insegnamento  europeo per la formazione in Ayurveda, che consta di moduli sia teorici che pratico per un minimo di 500 ore di lezioni frontali, 600 di pratica clinica sotto la supervisione di esperti e 1200 di apprendimento individuale.

Bibliografia/Sitografia:

  • Antonio Morandi, Guido Sartori, Carmen Tosto, La Formazione in Ayurveda in Italia: attualità, esigenze, criticità, prospettive; La Formazione nelle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali in Italia. Attualità, esigenze, criticità e prospettive, Gian Franco Gensini, Paolo Roberti di Sarsina, Mara Tognetti Bordogna (a cura di), Milano: FrancoAngeli, 2015
  • Roberti di Sarsina P., Iseppato I., “Non-Coventional Medicine in Italy: the Present Situation”, European Journal of Integrative Medicine, 2009, 1,2 pp. 65-71
  • Roberti di Sarsina P., Iseppato I., “State of Art of the Regulative Situation of Non-Conventional Medicines in Italy”, Journal of Alternative and Complementary Medicine, 2010, 16, 2 pp. 141-142
  • Morandi A., Tosto C., Roberti di Sarsina P., Dalla Libera D., “Salutogenesis and Ayurveda: Indications for Public Health Management”, EPMA Journal, 2011, (2), pp. 459-465
  • Morandi A., Sartori G., “Medicina Ayurvedica: linee guida per una buona pratica professionale 1° Parte, Natura e Benessere, 2006, 4, 20 pp. 36-40
  • Morandi A., Sartori G., “Medicina Ayurvedica: linee guida per una buona pratica professionale 2° Parte, Natura e Benessere, 2006, 4, 21 pp. 30-34
  • Cooper E. L., “Ayurveda and CAM: a Closer Connection”, Evidence-Based Complementary and Alternative medicine, 2008, 5, 2, pp.121-122
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  • Roberti di Sarsina P., “The Social Demand for a Medicine Focused on the Person: The Contribution of CAM to Healthcare and Healthgenesis”, Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine, 2007, 4(S1), pp.45-51
  • Roberti di Sarsina P., Iseppato I., “Why We Need Integrative Medicine”, EPMA Journal, 2011, 2, pp. 5-7
  • Roberti di Sarsina P., Iseppato I., “Traditional and Non-Conventional Medicines: the Socio-anthropological and Bioethical Paradigms for Person-Centred medicine. The Italian Context”, EPMA Journal, 2011, 2, pp. 439-449
  • Roberti di Sarsina P., Morandi A., Alivia M., “Traditional and Unconventional Medicine in Italy: reflections Upon a Social Choice for Person-Centred Medicine”, European Journal of Integrative Medicine, 2012, 4S, pp.176
  • Roberti di Sarsina P., Le Medicine Non Convenzionali in Italia, La Medicina Biologica, 2009, 1, pp. 29-34