L’utilizzo di additivi alimentari e coloranti rappresenta una soluzione a cui l’industria alimentare quotidianamente fa ricorso, al fine di poter ripristinare o ravvivare l’aspetto cromatico originale di un alimento. Questo aspetto è importante perché influisce sulle scelte del consumatore al momento dell’acquisto. Al fine di soddisfare questa esigenza, l’industria alimentare utilizza sostanze naturali e artificiali con proprietà pigmentante. Per questo motivo, è particolarmente importante studiare e valutare tali sostanze, affinché non siano causa di potenziali problemi nel consumatore.

Facendo riferimento al Decreto Ministeriale N. 209 del 27 Febbraio 1996 per additivo alimentare si intende: “qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, si possa ragionevolmente presumere che diventi, essa stessa e i suoi derivati, un componente di tali alimenti, direttamente o indirettamente”.

Ad oggi è impossibile escludere che alcuni additivi alimentari siano completamente esenti da effetti collaterali indesiderati. Lo rivela lo studio pubblicato su Scientific Reports, dove i ricercatori della Georgia State University (USA) hanno individuato un collegamento diretto tra assunzione di alcuni particolari emulsionanti e alterazioni del sistema nervoso: tutto questo a causa di uno squilibrio del microbiota.

Nello specifico i ricercatori hanno individuato che due comuni emulsionanti – il polisorbato 80 e la carbossimetilcellulosa – sostanze usate per fare in modo che gli ingredienti nei cibi si amalgamino in modo stabile, possono causare un’acutizzazione di disturbi d’ansia e il peggioramento delle interazioni sociali in modelli sperimentali murini.

Questa scoperta ha già dei precedenti proprio perché da studi pregressi si era evidenziata un’alterazione della flora intestinale a seguito dell’ingestione di queste sostanze. Nel dettaglio, si era individuato un aumento dello stato infiammatorio delle mucose dell’apparato digerente che è stato ampiamente confermato da quest’ultimo studio.

I due emulsionanti infatti, aggiunti all’acqua di topi maschi e femmine per 12 settimane, hanno portato ad un aumento dell’indice di grasso corporeo alterando, in maniera differente, la composizione del microbiota intestinale a seconda del genere dei topi. In aggiunta nei topi maschi, il trattamento con emulsionanti ha aumentato enormemente i comportamenti di tipo ansioso mentre, nelle femmine ha ridotto il gioco e le interazioni sociali.

Ancora una volta è possibile ricondurre tutto all’asse intestino-cervello. In questo caso specifico, in tutti gli animati trattati è stata evidenziata una modifica dell’espressione dei neuropeptidi, messaggeri chimici implicati nella regolazione dell’alimentazione e nei comportamenti sociali. Molto probabilmente la modifica del microbioma intestinale non soltanto è riconducibile a un aumento dell’obesità, ma anche a malattie croniche intestinali e disturbi dell’umore.

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Fonte:

Dietary emulsifiers impact the mouse gut microbiota promoting colitis and metabolic syndrome Benoit Chassaing, Omry Koren, Julia K. Goodrich, Angela C. Poole, Shanthi Srinivasan, Ruth E. Ley & Andrew T. Gewirtz.