Tra la dieta materna e il microbiota intestinale del neonato sembra esserci una forte correlazione, che varia di intensità in base alla modalità di nascita, ossia parto cesareo o naturale. Uno studio condotto da un team di ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia presso la Geisel School of Medicine di Dartmouth, guidato dalla dott.ssa Sara N. Lundgren, ha infatti scoperto come il consumo abbondante di alcuni alimenti come frutta, carne rossa o latticini, durante il periodo della gravidanza, possano influire sul microbioma del bambino.

Il microbioma intestinale ha un ruolo importante nella salute del bambino e nello sviluppo immunitario e può essere influenzato sin dalla prima infanzia. Diversi studi, infatti, sostengono l’importanza del contributo materno, in tema di alimentazione, durante la gravidanza e nel periodo dell’allattamento, per la futura salute del neonato. Tuttavia, ancora non è del tutto chiaro il meccanismo attraverso il quale questo avviene. Un’ipotesi condivisa da molti vede il trasferimento diretto, o “verticale”, di batteri dalla madre al nascituro durante il parto vaginale. Mentre una seconda tesi suggerisce che la dieta, e di conseguenza il microbioma che su di essa viene a modularsi, influisce sulla componente batterica del figlio, addirittura, durante lo sviluppo fetale. I ricercatori americani, sulla base di queste ipotesi, hanno preso in esame un gruppo di neonati con 6 settimane di vita per approfondire il legame esistente tra dieta materna in gravidanza e composizione dei batteri intestinali dei nascituri. Hanno analizzato i campioni fecali di 145 neonati, comparando tra loro i risultati in base alla modalità di nascita (parto naturale n=97 vs cesareo n=48); e raccolto, tramite questionario, le informazioni relative alla dieta seguita dalla madre nel periodo di gestazione. I ricercatori hanno poi utilizzato il sequenziamento mirato della regione ipervariabile dell’RRNA V4-V5 16S per caratterizzare il microbiota intestinale infantile. Per tenere conto delle differenze di baseline e traiettorie dei profili microbici intestinali, abbiamo stratificato le analisi in base alla modalità di alimentazione.
Dall’analisi complessiva dei campioni sono stati identificati tre gruppi (cluster) di microbiomi intestinali infantili Bifidobacterium, Bacteroides e Streptococcus. Aggiustando, poi, i risultati per fattori confondenti come la modalità di nutrizione (al seno o in formula), l’indice di massa corporea della madre e il gruppo di appartenenza, il consumo di frutta ha mostrato correlazione con la composizione del microbiota del neonato.

Clusters batterici e parto naturale

I campioni fecali dei bambini nati con parto naturale hanno mostrato la predominanza di 3 distinti
cluster batterici. Nel dettaglio:

  • Cluster 1: caratterizzato dalla presenza del genere Bifidobacterium;
  • Cluster 2: caratterizzato dalla presenza dei generi Streptococcus e Clostridium;
  • Cluster 3: caratterizzato dalla presenza del genere Bacteroides;

Da questo si evince che la probabilità per un neonato di appartenere al cluster 2 sia pari a 2.73 in più per ogni porzione di frutta giornaliera consumata dalla madre.

Clusters batterici e parto cesareo

I cluster identificati invece dai campioni dei bambini nati con parto cesareo si differenziano leggermente dai precedenti, infatti:

  • Cluster 1: caratterizzato dalla presenza del genere Bifidobacterium (analogamente all’altro gruppo di neonati);
  • Cluster 2: caratterizzato da abbondante presenza di Clostridium ma scarsa di Streptococcus (prima differenza);
  • Cluster 3: caratterizzato dalla presenza della famiglia Enterobacteriaceae e Lachnospiraceae e dal genere Ruminococcus (seconda differenza);

Per un neonato la probabilità di appartenere al cluster 2 sale di 2.36 volte per ogni porzione di latticini, anziché di frutta, consumato quotidianamente dalla madre.

La ricerca ha, quindi, rilevato che la maggior parte dei microbi era aumentata in associazione all’assunzione materna di un determinato gruppo alimentare. Tra le varie abitudini alimentari sono state considerate in particolare il consumo di frutta, verdura, latticini, cereali, carni rosse, pesce o crostacei, legumi, grassi saturi e poli-insaturi. I risultati più significativi sono stati riscontrati rispettivamente dall’analisi di correlazione tra microbioma neonatale con frutta, pesce o crostacei, latticini e carni rosse, con differenze a seconda della modalità di nascita.
Il risultato è stato che non solo la modalità di parto, ma anche il tipo di alimentazione durante la gravidanza può influenzare l’espressione di determinati batteri nel neonato. Ad esempio, nei bambini nati con parto naturale, il gruppo di batteri Bifidobacterium diminuisce se la madre consuma frutta, mentre dimostra un incremento tra i nati con cesareo se la dieta materna prevede l’assunzione di carni rosse.

A detta degli stessi autori questo studio presenta, però, delle limitazioni tra le quali l’elevata omogeneità dei soggetti considerati che rende poco trasferibili i risultati alla realtà e il fatto che la maggior parte dei bambini presi in considerazione sia nata con parto naturale (66,9%) e che abbia seguito esclusivamente l’allattamento al seno. Ciò ha potenzialmente alterato di per sé la composizione batterica del bambino a 6 settimane. Infine, le informazioni relative alla dieta sono state collezionate solo dalla 24° alla 28° settimana di gestazione. Ma, possiamo dire che complessivamente, dai risultati emerge che sia la modalità di parto che la dieta seguita dalla madre durante la gravidanza hanno un possibile ruolo nel veicolare la composizione del microbioma del neonato influenzandone così la salute in un futuro. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi, ancora più approfonditi, al fine di indagare meglio sulle associazioni evidenziate da questa ricerca con lo scopo di produrre piani di alimentazione più mirati da proporre in gravidanza per favorire sin da subito il benessere del bambino.

 

Fonte: Microbioma.it