Le allergie sono manifestazioni estremamente frequenti in gran parte della popolazione, a tal punto che è stato riconosciuto come uno dei problemi sanitari maggiori nei paesi occidentali. Un fenomeno dovuto alla gravità potenziale della reazione (che comprende l’anafilassi) ha evidenziato un aumento allarmante di casi nel corso degli ultimi decenni.

La maggior parte delle manifestazioni dovute ad allergie sono l’orticaria (85- 98% dei pazienti), l’angioedema (50-60%), i rossori (45-55%), il fiato corto (45-50%), le vertigini, la sincope, l’ipotensione (30-35%) e i sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea, dolori crampiformi. Allo stesso tempo è possibile sviluppare sintomi legati all’apparato respiratorio e/o cardiovascolare. È stato possibile stimare inoltre, che le complicazioni respiratorie sono maggiormente frequenti nei bambini mentre quelle cardiovascolari negli adulti.

Le forme gravi di allergia infatti sono responsabili della maggior parte delle ospedalizzazioni e in alcuni casi mettono in gioco anche la vita. È per questo motivo che, in caso di presunta allergia, è necessario per il medico sottoporre il paziente a tutte le analisi complementari per effettuare la diagnosi medica ma anche per rilasciare un’informazione completa dell’educazione terapeutica (ET). E’ necessario infatti, acquisire delle competenze per individuare l’allergene, per evitare effetti avversi e se questo dovesse presentarsi, essere in grado di trattarli.

È importante sottolineare che tutte le manifestazioni dovute ad allergie posso determinare un’alterazione dello stato neurologico del paziente e quindi possono esserci confusione, obnubilazione, e agitazione. Allo stesso tempo, oltre ai sintomi, le ricerche svolte in materia di valutazione della qualità di vita degli allergici hanno identificato diversi effetti indiretti che si sviluppano maggiormente in questi soggetti, come per esempio l’aumento del tasso di stress o di depressione.

Recentemente è stato però possibile individuare un’associazione tra le manifestazioni allergiche e l’alimentazione, definite reazioni crociate. Nel dettaglio è stata individuata una manifestazione diretta tra i sintomi allergici come lacrimazione, congiuntivi e raffreddore da fieno, fino agli attacchi d’asma a seguito dell’ingestione di particolari alimenti.

Secondo il professor Carlo Di Stanislao, Immunologo, Allergologo e Dermatologo dell’ Università dell’Aquila, circa il 70% delle persone allergiche ai pollini soffre di reazioni crociate con gli alimenti: un classico esempio è l’allergia al polline di betulla e quella alle mele o alle nocciole. Ma, spesso anche chi è allergico agli acari della polvere e al lattice ha reazioni nei confronti di determinati cibi. Questo perché i cibi contengono proteine o elementi presenti anche negli allergeni. L’ingestione di questi alimenti mette in allarme il sistema immunitario e l’intero organismo che non li riconosce come “self” ma come “non self”.

Queste reazioni inoltre, sono facilmente riconoscibili perché provocano subito dopo aver ingerito l’alimento allergizzante sintomi inequivocabili, come irritazioni, pruriti e vesciche nel labbro e nel cavo orale, orticaria e nei casi più gravi, disturbi respiratori fino allo shock anafilattico.

In conclusione, in numerosi casi di allergie, può essere ottimale e addirittura necessario limitare o escludere i cibi che contengono proteine analoghe a quelle di specifici pollini. In questo modo sarà possibile ridurre o in alcuni casi eliminare del tutto le manifestazioni allergiche, soprattutto durante le fasi acute.

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Fonte:

Vieths S. e Scheurer e Ballmer-Weber B. 2006. Current Understanding of Cross Reactivity of Food Allergens and Pollen. Annals of the New York Academy of Sciences. Volume: p 47-68.