Le paure sono episodi frequenti e comuni nella vita dei bambini e accompagnano la crescita nel loro normale sviluppo psichico. Anche i bambini più protetti e tenuti al riparo da ogni pericolo o informazione traumatizzante, nel corso dello sviluppo possono manifestare qualche paura.

Nel bambino le paure cambiano in base all’età: nell’infanzia ci si trova di fronte a paure di tipo più “irrazionale”, crescendo però esse divengono sempre più complesse ed articolate, interessando più da vicino la sfera sociale e relazionale. Anche l’atteggiamento dei bambini davanti alle proprie paure è variabile: possono parlarne esplicitamente oppure possono tentare di dissimularle come se ne vergognassero.

Di norma, con il semplice passare del tempo le paure tendono a svanire: gradualmente, infatti, il bambino acquisisce competenze cognitive ed emotive che gli consentono di superare le proprie paure, limitando il loro effetto negativo. Allo stesso tempo alcuni bambini già da piccoli temono di non essere belli o di essere inadeguati e incapaci, di essere abbandonati e di restare soli. Ed è proprio la solitudine, il nodo centrale intorno al quale si sviluppano molte paure. Nel bambino l’esperienza della paura si lega all’esperienza della relazione di aiuto che gli adulti gli permettono di sperimentare.

Quando una paura persiste o quando inizia ad interferire con la vita quotidiana del bambino, allora si parla di fobia. Con ciò se la paura può essere considerata un’emozione utile e necessaria, perché consente di prepararsi ad un pericolo, di organizzarsi e difendersi, la fobia, invece, ostacola la vita quotidiana ed è all’origine di reazioni eccessive e inadeguate, finalizzate ad evitare ogni contatto con l’oggetto che crea ansia.

Tuttavia la diagnosi di disturbo d’ansia da separazione è possibile quando vi è una sproporzionata paura di perdere la figura di riferimento, più spesso rappresentata dalla madre. Preoccupazioni persistenti sono paure di danno personale e di pericolo per i genitori e il bambino si sente sicuro e protetto solo in presenza di questi ultimi.

Tecniche innovative come quelle base sul biofeedback e la biorisonanza risultano essere promettenti per il trattamento di questi disturbi. Nel dettaglio, queste tecniche possono essere utilizzate per trattare diverse problematiche pediatriche comuni, tra cui dolore cronico e ansia. Come dimostrato in uno studio condotto su un 66 pazienti pediatrici (≥8 anni), ricoverati in medicina al Boston Children’s Hospital, il trattamento mediante sessioni di biofeedback e biorisonanza è ottimale per assistenza nella gestione del dolore, dell’ansia o di entrambi .

Durante questo studio i pazienti hanno ricevuto in totale 152 sessioni di biofeedback su 66 pazienti e sono stati valutati i parametri di variabilità della frequenza cardiaca e temperatura corporea. Inoltre i partecipanti hanno completato la scala di valutazione del dolore FACES Wong-Baker e una breve scala di valutazione dell’umore / stato affettivo prima e dopo le sessioni di biofeedback.

I dati attestano che le valutazioni dell’indice di dolore e dell’umore a seguito del trattamento sono notevolmente migliorate. Inoltre i pazienti con dolore e ansia hanno riportato i maggiori cambiamenti tra le sessioni rispetto a pazienti che presentavano solo una delle problematiche.

Questo dimostra che l’utilizzo di trattamenti basati su biofeedback e biorisonanza è estremamente utile e promettente per il trattamento di disturbi come dolore, ansia o una combinazione di sintomi anche in pazienti in età pediatrica.

Fonte:

Ready, set, relax: biofeedback-assisted relaxation training (BART) in a pediatric psychiatry consultation service. McKenna K1, Gallagher KA2, Forbes PW2, Ibeziako P2. Psychosomatics. 2015 Jul-Aug;56(4):381-9..