La teoria dei biofotoni crea un ponte di comunicazione tra medicina tradizionale occidentale e orientale, riunendole sotto il comun denominatore dell’integrazione. Approcci apparentemente opposti, deputati alla cura del corpo, sarebbero in realtà complementari in quanto tutti gli esseri viventi sono fatti di luce e ne emettono fasci per comunicare ed equilibrarsi nell’ambiente.

Nel 1923 un biologo russo, Alexander Gurwitsch, teorizzò la presenza in natura di forze elettromagnetiche, definite radiazioni mitogenetiche, prima inesplorate. Dopo essersi laureato, applicò le sue conoscenze dapprima al campo istologico, in un laboratorio a Strasburgo, per poi avvicinarsi alla fisica ed arrivare all’elaborazione della teoria dei campi morfogenetici e al biofotone.

Elaborò un esperimento che fu di ispirazione per molti colleghi a lui successori. Ponendo due germogli di cipolla, in oscurità, vicine, pur separate fisicamente, collegate da un tubo, ne studiò il comportamento di divisione cellulare. Si accorse che il primo germoglio in corrispondenza del punto in cui era orientata l’estremità del secondo, veniva indotto a proliferare: veniva infatti riscontrata un’aumentata mitosi, asimmetrica, perché localizzata nell’area di vicinanza alla seconda cipolla. Questo effetto era da ricondurre ad un fenomeno “mitogenico”, così nominato dallo stesso scienziato. Se tra le radici si frapponeva una lastra di vetro, che assorbe radiazioni ultraviolette, scompariva l’effetto mitogenico nella prima radice, poiché si bloccava il flusso di comunicazione tra i germogli. Lo scienziato provò allora a inserire tra le cipolle una lastra al quarzo, ebbene quest’ultima non alterava lo scambio e permetteva di rilevare una divisione cellulare incrementata. Attraverso questo esperimento, Gurwitsch capì che le radiazioni elettromagnetiche che inducevano mitosi nella prima cipolla erano di natura simile a quelle ultraviolette, proprio perché come quest’ultime, non venivano assorbite dalla lastra in quarzo, ma solo da quella di vetro. Fu il primo scopritore dei biofotoni, fotoni che viaggiano alla velocità della luce emessi da sistemi biologici.

Fuga ogni dubbio sull’effettiva presenza di flussi comunicazionali a base di luce un altro esperimento, eseguito anni dopo. In due bicchieri veniva inserito del sangue di maiale e soltanto in uno si instillava anche un patogeno virale. Ebbene, osservando il comportamento dei due campioni di sangue, in entrambi si riscontrava produzione di anticorpi, anche se il virus era presente in un solo bicchiere. Se, come per le cipolle, si frapponeva una lastra di vetro tra i campioni, il fenomeno si annullava.

La spiegazione doveva risiedere in qualcosa di superiore, prima inesplorato dalla biochimica e dall’analisi biomolecolare. Le responsabili erano emissioni di luce, invisibili all’occhio umano, che permettevano uno scambio informazionale a distanza, poiché prima le cipolle e poi il sangue di maiale non erano entrati direttamente a contatto.

Negli anni ’70, il biofisico Fritz Albert Popp elaborava la teoria dei biofotoni, secondo cui tutti gli esseri viventi, incluse piante e animali, emanano luce sotto forma di biofotoni. Si tratta di quanti di energia, scambiati da cellule viventi proprio per veicolare informazioni. Alla base della vita, della coerenza biologica e della malattia, come perturbazione di questa coerenza, c’è un evento elettromagnetico.

Popp è stato un ricercatore in biofisica e prolifico studioso dei biofotoni, proveniente dal settore farmaceutico tedesco dove si occupava di biologia cellulare, conseguì all’inizio degli anni 70 l’abilitazione per Biofisica e Medicina presso la Philipps University of Marburg. Ha fondato nel 1996 l’International Institute of Biophysics a Neuss, dando vita ad una rete a livello mondiale di figure appartenenti a settori multidisciplinari in campo scientifico, operanti in 14 università e istituti.

Nel 1976, Popp riuscì a dimostrare l’esistenza dei biofotoni mediante fotomoltiplicatori, dei rilevatori sensibili ai fenomeni elettromagnetici e a piccolissime particelle che viaggiano alla velocità della luce, i famosi quanti. Non si limitò a rilevarne la presenza, precedentemente teorizzata già negli anni ’20 da Gurwitsch, ma li caratterizzò mediante un’analisi fisica estensiva

Nei sistemi biologici a scambiare questi fasci di luce è il DNA, la molecola che contiene il nostro patrimonio genetico e che funziona come una vera e propria antenna, secondo la teoria di Popp. Il DNA viene visto, quindi, come una stazione radio che fa da ricetrasmittente per i segnali elettromagnetici che sono alla base di fenomeni biologici. La biologia molecolare è riuscita a spiegare come funzioni il meccanismo di replicazione cellulare e rigenerazione tissutale, grazie alla produzione di nuove cellule poste a rimpiazzo delle precedenti, con stessa morfologia e funzione.

La comunicazione cellulare si avvia grazie al DNA che come un’antenna propaga segnali dall’interno all’esterno e viceversa, così da garantire un’omeostasi del sistema non solo biochimica ma anche energetica.

Viviamo di luce e siamo luce noi stessi, proprio in virtù delle emanazioni di quanti di energia che plasmano la vita e imprimono un ordine coerente nel nostro sistema biologico.

Ciò che invece non è stato spiegato, è attraverso quale informazione il DNA stesso sia portato ad orchestrare le funzioni vitali. La materia è sempre plasmata partendo dall’energia, che a sua volta è direzionata attraverso l’informazione e nasce da una coscienza superiore.

Il modello C.I.E.M. (Coscienza, Informazione, Energia, Materia), così concepito dall’Ing. Andrea Gadducci – https://youtu.be/ZdhZWJUEWqk – teorizza proprio questo assunto, per cui oltre alla materia e all’energia si debba restituire il giusto peso anche al principio che orienta il flusso elettromagnetico, l’informazione che viaggia a partire da una coscienza. La realtà può essere compresa grazie alla teoria di 4 biocampi che interagiscono tra loro in un effetto a cascata, sequenziale, secondo questo ordine: Coscienza, Informazione, Energia, Materia.

 

La nostra mente produce una quantità infinita di informazioni, queste ultime direzionano l’energia che si organizza per plasmare la materia. L’uomo viene perciò raffigurato come realtà non solo bioelettromagnetica ma anche bioinformazionale. La fisica moderna è un utile strumento per interpretare gli stati patologici dell’essere umano e i casi in cui può essere rilevato sconvolto, uno squilibrio energetico. Il nostro corpo, infatti, non è solo materia, esiste in quanto campo elettromagnetico, alimentato da un’informazione e da una coscienza superiore. In questa dimensione, la biofisica assume un ruolo centrale soprattutto nella gestione della relazione medico-paziente. Quest’ultima non solo è alimentata dalla fiducia e dall’empatia, ma anche dall’osservazione partecipante del terapista. Lo specialista, tanto quanto lo strumento utilizzato nel trattamento della patologia, deve avere consapevolezza della tecnologia utilizzata ma anche dei cambiamenti repentini rilevabili nel corpo del paziente.

In questa dimensione è immediato il collegamento alla medicina quantistica (o quantica) che studia i flussi di energia e di informazione, considerati in un dualismo perenne. Energia e informazione permettono alle cellule e agli organismi di muoversi all’interno di una dimensione olografica in cui, pur essendo parti del tutto, riflettono l’universo intero in cui sono immerse.

Dispositivo per la Biorisonanza e Biofeedback

Comprendendo il mondo dell’informazione e la dimensione olografica, contenuta in ognuno di noi, allora si potrà diffondere un approccio olistico al paziente, con uno sguardo non più verticale, ma a tutto tondo sul soggetto osservato.
https://youtu.be/wl0Tl3r-aW0

Grazie ai biofotoni, è verificata la presenza di flussi energetici che attraversano il nostro corpo in determinati punti. Questi fasci di energia, secondo la medicina tradizionale cinese rappresentano Qi, l’energia vitale, che scorre attraverso i canali, denominati meridiani.

Numerosi studi hanno evidenziato che l’emissione di biofotoni sarebbe maggiore nei punti trattati con la tecnica di agopuntura, antico trattamento ora integrato in medicina complementare. L’agopuntura favorisce lo scambio energetico lungo i meridiani, il propagarsi dei biofotoni e delle informazioni biologiche che potrebbero guidare un riequilibrio elettromagnetico in un individuo prima incoerente dal punto di vista energetico.

In quest’ottica diventa fondamentale la comprensione dell’universo energetico che ci governa, riformulando l’assunto per cui tutti saremmo luce, in: “Noi siamo energia”.

Fonti:

https://www.istitutobiofisicainformazionale.it/Articoli/la-vita-la-salute-e-i-biofotoni/
https://www.inevoluzione.it/i-biofotoni-di-fritz-albert-popp/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5433113/
https://biot.it/medicina-quantistica

Video
Biofotoni, Biocomunicazione e Medicina Quantistica – Ing. Andrea Gadducci
https://youtu.be/ZdhZWJUEWqk

Comunicazione Morfogenetica Quantica dei sistemi viventi. Coscienza, Informazione, Energia, Materia: il modello C.I.E.M. come passo per una visione integrata dell’uomo e della salute. Ing. Andrea Gadducci https://youtu.be/wl0Tl3r-aW0