cellulare tumore telefonino cancroUn dipendente della Telecom affetto da neurinoma cerebrale ha ottenuto dal Tribunale di Ivrea un vitalizio per “malattia professionale”, avendo fatto per 15 anni un uso intensivo del telefono cellulare durante lo svolgimento della propria attività lavorativa.
In questo caso, la sentenza ha riconosciuto un effetto cancerogeno delle onde elettromagnetiche emesse dal telefonino, anche se il Professor Diego Serraino, Responsabile della struttura di Epidemiologia Oncologica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, ci tiene comunque a sottolineare che ad oggi non esiste ancora una relazione certa ed inconfutabile che certifichi il nesso causale tra onde elettromagnetiche emesse dal cellulare e tumore, ma visto che il neurinoma è una forma molto rara di cancro, si può in questo caso presumere che la sua insorgenza sia stata causata da un elevato utilizzo dell’apparecchio elettronico. Ma le posizioni sono discordanti, o forse volutamente poco chiare

La comunità scientifica non è del tutto allineata nell’affermare un legame effettivo tra onde elettromagnetiche ed insorgenza del tumore al cervello, al punto che lo Studio Interphone iniziato nel 2000, si è concluso nel 2010 senza aver constatato una relazione certa tra i due aspetti: la titanica ricerca ha coinvolto tredici paesi e utilizzato un budget di 24 milioni di dollari, ed è stata per altro soggetta a critiche relative al tipo di campione scelto, il quale ad esempio non comprendeva soggetti esposti alle radiazioni dei cordless domestici, e dove solo il 5% dei soggetti studiati aveva utilizzato il cellulare per almeno dieci anni, tempo minimo per lo sviluppo della malattia.
Di contro, lo Stud
io dell’Oncologo svedese Lennart Hardell evidenzia invece una maggiore incidenza di tumori al cervello tra chi utilizza il telefono cellulare da oltre dieci anni. Grazie ad un campione demograficamente più ampio e con maggiore esposizione alle onde elettromagnetiche, egli avrebbe notato un nesso decisamente più evidente, in cui per ogni 100 ore di utilizzo del telefonino aumenterebbe del 5% il rischio di sviluppare gliomi e neuromi
Nel Maggio 2011, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – IARC, aveva affermato di aver raccolto sufficienti prove per includere i telefonini nella categoria dei cancerogeni di tipo 2B. Nello specifico, il “possibile” rapporto di causalità diventa “probabile” nella categoria 2A e “certo” nella categoria 1. 
Il Direttore dello IARC Christopher Wild commenta rispetto alla necessità di svolgere ulteriori ricerche per accertarsi di una eventuale effettiva connessione tra onde elettromagnetiche e tumore, ma nel frattempo non deve mancare l’adozione di misure preventive, quali ad esempio l’utilizzo di auricolari ed il ricorso al viva voce. 

Allora, chi ha ragione?

Si esprime anche l’AIRC- Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro affermando che le prove disponibili non sono sufficienti per stabilire il nesso tra l’utilizzo dei cellulari e l’insorgenza del tumore al cervello, specialmente se si fa riferimento alla tecnologia di ultima generazione, dove c’è una bassa emissione di onde a radiofrequenza, che da sole non provocano mutazioni ma possono però indurre il riscaldamento dei tessuti a diretto contatto con l’apparecchiatura.

A ben vedere però, esiste anche il punto di vista trattato dal programma della RAI Report, nella puntata del 27 Novembre 2011, chiamata L’onda lunga. Nel servizio trasmesso si dichiara che ad aver finanziato una ricerca portata avanti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità rispetto a come i cellulari influenzano la salute dell’uomo, ci fosse anche l’industria produttrice di telefonini, nello specifico la Motorola. Il progetto di studio era nato nel 1996 per indagare sui rischi sanitari delle onde elettromagnetiche, ed in quel momento la Motorola era Leader nel settore della produzione di cellulari: secondo quanto espresso nel servizio di Report, essa ammise di aver sostenuto finanziariamente il progetto, inviando fondi in maniera non diretta, perché ovviamente questo non sarebbe stato in linea con i principi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ebbene, alla fine l’esisto dello studio stabilì che appunto non esisteva una correlazione certa tra l’utilizzo del telefonino e lo sviluppo di patologie tumorali.
Strana coincidenza.
Per cui ci domandiamo: considerando che all’OMS fa riferimento tutto il mondo, quanto è però attendibile questa conclusione?  

In attesa di saperne di più, ci rimettiamo al buon senso rispetto alla valutazione dei dati forniti dalle differenti ricerche, e nel frattempo seguiamo i consigli relativi ad un utilizzo cauto del cellualare, ricorrendo il più possibile alle auricolari, preferendo il viva voce lì dove possibile, e cercando di limitare i tempi delle conversazioni telefoniche. 

Fonti: Repubblica, AIRC, Registri-tumori.it, Report.rai.it

 

<<TORNA A TUTTE LE NEWS