La vitamina D è da sempre considerata come uno dei principali ormoni steroidei polifunzionali presenti nel nostro organismo e la sua principale attività si concentra sul metabolismo osseo e sulla funzione muscolare. Molto spesso una sua concentrazione eccessiva può essere accompagnata da effetti extra-scheletrici a carico della risposta immunitaria specifica, dell’apoptosi e della carcinogenesi del sistema cardiovascolare.

Negli ultimi anni però la comunità scientifica ha focalizzato la sua attenzione sul ruolo che questo che questo ormone ha sul sistema nervoso e in particolare sulla sua funzione neuroprotettiva. Nel dettaglio, è emerso che la carenza di vitamina D è spesso molto frequente tra gli individui più anziani e questo può derivare da una non corretta e carente alimentazione, da una ridotta sintesi dell’ormone a livello cutaneo, ma anche da una ridotta o completamente assente esposizione al sole.

In particolare, le ricerche eseguite in questo campo hanno evidenziato sempre di più una correlazione tra mancanza di esposizione alla luce solare e concentrazione di vitamina D nell’organismo. E’ infatti da confermare che l’esposizione alla luce solare è la fonte del 90% della vitamina D presente nel nostro organismo e la sua mancata esposizione è il fattore più rilevante della sempre più diffusa carenza.

Dalle ultime analisi statistiche i numeri suggeriscono che circa il 70-80% della popolazione italiana di età superiore ai 69 anni, e circa un milione di persone al mondo, è carente di questa vitamina determinando un aumento delle patologie legate al sistema nervoso.

E’ infatti ormai accertata la correlazione tra vitamina D e funzione cognitiva/comportamentale con un aumento di incidenza per le patologie legate al sistema nervoso come la Malattia di Alzheimer. Da primi studi condotti condotti su modelli sperimentali murini di vitamina D e topi knock-out per il recettore VDR, è emerso che sostanze come il calcitriolo, sono capaci sia di attraversare la barriera ematoencefalica sia di essere sintetizzate direttamente nell’encefalo, grazie alla presenza dell’enzima 1α-idrossilasi (ultima tappa enzimatica regolatrice per la sintesi di vitamina D attivata). Inoltre, a seguito di questi studi che vedono l’utilizzo di calcitriolo marcato nell’encefalo di criceto, sembra sempre di più che la vitamina D abbia un ruolo neuroprotettivo sul sistema nervoso, influenzando diversi processi, tra cui l’omeostasi del calcio a livello cellulare attraverso la regolazione dell’espressione dei canali del calcio voltaggio-dipendenti, ma anche i processi di mielinizzazione, sinaptogenesi, neurogenesi e il rilascio di neurotrasmettitori.

Ad oggi le potenzialità della vitamina D come molecola antiossidante e neuroprotettiva nellaMalattia di Alzheimer sono oggetto di studio, anche se gli studi fino ad ora disponibili, non permettono di stabilire con certezza se tra le due condizioni sia presente un nesso di causalità oppure se questa associazione sia dovuta alla semplice compresenza dei due fenomeni favorita dallo stile di vita inadeguato dei pazienti anziani.

 

Fonte:

Buell JS, Dawson-Hughes B, Scott TM, et al. 25-Hydroxy- vitamin D, dementia, and cerebrovascular pathology in eldersreceiving home services. Neurology 2010;74:18-26.
Pogge E. Vitamin D and Alzheimer’s disease: is there a link? Consult Pharm 2010;25:440-450.