L’emicrania non può essere considerata come un semplice sintomo ma bensì come una vera e propria patologia neurologica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano. Oggi l’emicrania è la patologia neurologica sulla quale è disponibile il maggior numero di conoscenze scientifiche ed è proprio per questa patologia che sono disponibili il maggior numero di farmaci innovativi, specifici e selettivi. Ciononostante rimane una malattia poco conosciuta, a dispetto di una disabilità tanto grave e di costi così imponenti.

Possiamo affermare con certezza che l’emicrania sia una malattia neurovascolare a carattere familiare con base verosimilmente genetica. La sua caratteristica tipica è di convertire in dolore gli stimoli non dolorosi quali lo stress, le variazioni ormonali femminili, i cambi climatici, le irregolarità del ritmo sonno-veglia, il digiuno. In alcuni casi è anche possibile associarla ad altre patologie quali: disturbi dello spettro affettivo, epilessia, sindromi dolorose croniche, allergie, asma e patologie circolatorie.

L’emicrania può essere definita come una tempesta che dura diversi giorni. Rappresenta un processo multifasico sequenziale in quanto può comparire già 24 ore prima del dolore con sintomi vaghi quali stanchezza, irritabilità, depressione, sbadiglio, particolare appetito per dolci (come il cioccolato) per poi sfociare nell’attacco di dolore vero e proprio che dura dalle 4 alle 72 ore.

Recentemente, dai dati emersi dallo studio Gema (Gender&Migraine) del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi, risulta che l’emicrania colpisce nettamente il sesso femminile manifestando un rapporto donna/uomo pari a 3:1. L’emicrania,infatti, segue fedelmente l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni femminili, presentando fasi di maggiore intensità e severità nei giorni delle mestruazioni e dell’ovulazione. Manifesta tipicamente un miglioramento nel corso del II e III trimestre di gravidanza per poi riaffiorare in tutta la sua disabilità dopo il puerperio e l’allattamento.

La scomparsa dell’emicrania con la menopausa è tutt’altro che una regola dal momento che in 1/3 delle donne persiste in forma immodificata, mentre in un altro terzo si manifesta addirittura un peggioramento. Inoltre è stato confermato dalla comunità scientifica che, nella donna, l’emicrania si presenta in forma più severa rispetto all’uomo manifestando attacchi più frequenti, di maggiore intensità e durata, associata a sintomi vegetativi di accompagnamento più marcato.

E’ noto che nell’ultimo decennio  la ricerca ha dato particolare rilevanza alla medicina di genere, testimoniato  da un’ aumento della  sensibilità sociale nei confronti di questa problematica ad andamento cronico  per la popolazione femminile. E’ per questo motivo che la ricerca si sta concentrando su una terapia genere dipendente o potremmo dire una terapia rosa, tutta al femminile.

C’è da aggiungere che per i casi di emicrania legati a fattori come stress, cambi climatici, irregolarità del ritmo sonno-veglia un trattamento di gran lunga efficace sembra essere quello di sedute di biorisonanza. Per maggiori informazioni consultare il sito https://www.biot.it/prodotti/bbr-biorisonanza-biocampo-biofeedback-informazione-acqua.html

Fonte: Pubmed Dodick DW (2018). Migraine. Lancet