Chi ha detto che per comunicare e interagire con l’ambiente circostante sia necessario il controllo del nostro sistema muscolare- scheletrico?

Oggi, con le nuove tecnologie assistite create attraverso un’interfaccia cervello-computer è possibile comunicare senza dover muovere un singolo muscolo. Il concetto di interfaccia neurale è infatti un tema sempre più caldo nell’ambito della ricerca scientifica e sempre di più si sente parlare di applicazioni mediche che vengono utilizzate come dispositivi di assistenza per le persone che soffrono di gravi disabilità, danni cerebrali, lesioni del midollo spinale o degenerazioni neuromotorie.

Il forte disagio riguardante la difficoltà a comunicare utilizzando le parole in maniera corretta, sia nella loro forma articolatoria sia nel loro preciso significato, colpisce presto o tardi tutti i pazienti affetti da patologie neurodegenerative. Il declino progressivo della comunicazione in queste persone colpisce le interazioni sociali del paziente e le persone più vicine a lui e contribuisce ad un peggioramento della qualità della vita, sia per il malato che per le persone che lo assistono e gli stanno accanto.

E’ per questo motivo che la comunità scientifica sta sperimentando con maggiore frequenza interfacce uomo-macchina per dare alle persone con gravi disabilità il potere di comunicare usando solo la mente. Oggi è possibile affermare che i soggetti affetti da patologie gravi sono in grado di poter scrivere messaggi, inviare e-mail, navigare in Internet, controllare una smart home e persino pilotare una sedia a rotelle motorizzata con un semplice gesto.

Questo però non basta. I ricercatori stanno portando avanti nuove ricerche per consentire, a chi non è più in grado di interagire con il mondo circostante, di farlo con la maggiore facilità possibile.  In merito a questo argomento è stato condotto uno studio, pubblicato sulla rivista Plos One, da un team di scienziati guidati da Gernot Müeller-Putz, responsabile dell’Istituto di Ingegneria Neurale dell’Università di Graz in Austria per creare il  primo programma di composizione musicale controllato esclusivamente dal cervello.

Nel dettaglio, è stato progettato un software per creare un sistema di acquisizione EEG e di un software per comporre musica, ricorrendo ad un metodo BCI che sfrutta il segnale prodotto dal cervello sulla base di stimoli visivi. I risultati ottenuti sono sbalorditivi e di elevata precisione: 88,24 %  dei soggetti è in grado di effettuare una copiatura di scrittura, 88,58 %  una copiatura di composizione e 76,51 % una composizione libera.

Attraverso questo studio si è stati in grado di studiare l’efficienza, l’efficacia e i criteri soggettivi in termini di soddisfazione, divertimento, frustrazione e attrattiva e i risultati ottenuti sono stati valutati da un gruppo di diciassette partecipanti, tutti capaci di suonare uno strumento e un compositore professionista.

E’ possibile affermare che questo è il primo vero e proprio passo verso un sistema di composizione come strumento di intrattenimento e, soprattutto, di espressione per persone con disabilità gravi. Da ora anche le persone paralizzate e/o affette da SLA saranno in grado di comunicare, comporre musica utilizzando solamente il pensiero senza il bisogno delle mani.

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Fonte:

Composing only by thought: Novel application of the P300 brain-computer interface. Andreas Pinegger, Hannah Hiebel, Selina C. Wriessnegger, Gernot R. Müller-Putz. September 6, 2017. Plos One.