L’osteoartrite, nota anche come malattia degenerativa articolare (MDA), è la forma più comune di affezione articolare di tipo infiammatorio caratterizzata dall’erosione progressiva della cartilagine. Nei Paesi Occidentali è presente nella maggior parte della popolazione sopra i 65 anni e in circa l’80% di quelle oltre i 75 anni.

Nonostante l’età sia il più diffuso fattore di rischio, l’insorgenza della patologia può essere riconducibile anche a fenomeni di usura meccanica e a sollecitazioni traumatiche che causano il rimodellamento dell’osso subcondrale compromettendone le proprietà meccaniche e quindi il funzionamento dell’articolazione stessa.

 L’osteoartrite può essere definita come un insieme eterogeneo di disturbi caratterizzata da una combinazione di sintomi articolari derivati da difetti nella cartilagine articolare e cambiamenti nei tessuti adiacenti, come l’osso, la capsula sinoviale articolare, i muscoli e i legamenti.

Dal momento che la sintomatologia è estremamente diversificata, con sintomi che includono dolore, ridotta funzionalità, gonfiore, rigidità mattutina, instabilità dell’articolazione, atrofia muscolare, difficoltà di movimento, sono state testate numerose terapie in merito.

Secondo Osteoartrite Research International (OARSI), la cura dell’osteoartrite è diretta a ridurre il dolore e la rigidità articolare, mantenendo e migliorando la mobilità, riducendo la disabilità fisica, migliorando la qualità della vita correlata alla salute, limitando la progressione del danno e educando i pazienti circa la natura del disturbo e la sua gestione.

Dalle ultime ricerche in campo scientifico le terapie non farmacologiche risultano quelle con maggiori successi. A conferma di ciò è stato condotto uno studio, pubblicato sulla rivista Rheumatology, che analizza l’efficacia di trattamenti di medicina integrata rispetto ad alcune terapie convenzionali basate su farmaci o placebo.

Scopo della metanalisi eseguita è stato quello di identificare, con sufficiente evidenza scientifica, i preparati davvero efficaci, sia per uso sistemico che topico. Gli autori hanno quindi selezionato studi clinici randomizzati e controllati, che prevedevano l’impiego di medicinali alternativi assunti sia per via orale che mediante applicazioni esterne. Raccolti e analizzati i dati, i ricercatori hanno trovato evidenze consistenti a favore dell’impiego di questi preparati: gel a base di capsaicina e Franchincenso indiano (resina estratta da piante del genere Boswellia) per uso esterno; integratori di S-adenosilmetionina, di metilsulfonilmetano o contenenti estratti delle bacche di rosa per via orale.

Dall’analisi di numerosi studi è stata evidenziata una migliore risposta del paziente ai trattamenti omeopatici rispetto al placebo ed è stato scoperto che, una terapia omeopatica può ridurre la sintomatologia in un periodo di tempo inferiore rispetto alle classiche terapie convenzionali.

In conclusione, si può affermare che nonostante l’osteoartrite sia classificata come una malattia cronica capace di compromettere la qualità della vita, sono numerose le terapie integrate che hanno un effetto più che soddisfacente sulla riduzione della sintomatologia.

Fonte:

Evidence for the efficacy of complementary and alternative medicines in the management of osteoarthritis: a systematic review. Vijitha De Silva Ashraf El-Metwally Edzard Ernst George Lewith Gary J. Macfarlane on behalf of the Arthritis Research UK working group on complementary and alternative medicines Rheumatology, Volume 50, Issue 5, May 2011, Pages 911–920.