Da tempo diversi studi e pubblicazioni hanno indagato la comparazione tra i vari gruppi sanguigni dei ricoverati, affetti da Covid-19, e severità della sintomatologia. Nel corso di tali osservazioni si è evinto che il gruppo O risulta essere meno suscettibile a malattia acuta, con un effetto protettivo di questo specifico gruppo sanguigno verso complicanze respiratorie e un minor rischio registrato di malattia severa rispetto ai gruppi: A, B e AB. Il gruppo A, in particolare, registrerebbe un rischio significativamente più alto di insorgenza di sintomi severi.

Gruppo sanguigno: tipi e rilevanza

Il gruppo sanguigno descrive un tratto peculiare di ognuno di noi, in quanto geneticamente determinato. Fornisce informazioni circa la composizione dei globuli rossi, identificando le molecole espresse sulla loro superficie come antigeni, piccole molecole di natura proteica. Esso fornisce, inoltre, informazioni sulla presenza/assenza di anticorpi circolanti presenti a livello del plasma. Esistono 4 diversi gruppi sanguigni classificati grazie al sistema ABO, in base all’espressione o mancanza dell’antigene sulla superficie del globulo rosso: A, B, AB, O. Chi ha gruppo 0 ha la peculiarità di non esprimere sui globuli rossi antigeni A o B. Un altro antigene di superficie, fattore Rh, da Rhesus, determina l’ulteriore suddivisione dei gruppi sopracitati in Rh positivi e negativi.

Dalla sua scoperta, fino ad oggi, si sono succedute diverse teorie (non ancora confutate da evidenze scientifiche) circa l’esistenza di una correlazione tra personalità e gruppo sanguigno, oltre alla credenza per cui, in base all’appartenenza al gruppo A, B, 0 sia associabile uno specifico regime alimentare che permetta di stimolare il sistema immunitario in maniera efficace, garantendo un buono stato di salute generale.

È indubbia la rilevanza del gruppo sanguigno per una serie di scopi, medico e trasfusionale, e proprio in merito all’attuale pandemia da Sars-CoV-2, molteplici studi hanno cercato di capire se appartenere ad un determinato gruppo sanguigno potesse prevedere il rischio a cui si è sottoposti in caso di Covid-19. 

Le recenti scoperte su gruppo sanguigno e Covid-19

È dello scorso ottobre lo studio di ricerca multicentrico, pubblicato sulla rivista scientifica di fama mondiale The New England Journal of Medicine, che ha analizzato il profilo genetico di un campione di 1980 pazienti, ricoverati per insufficienza respiratoria da Covid-19 severa presso ospedali italiani e spagnoli. Il gruppo italiano coordinato dal Policlinico di Milano ha visto coinvolte 7 strutture ospedaliere che hanno fornito anche 998 volontari donatori di sangue come gruppo di controllo, su un totale di 2381 donatori contro 1980 ricoverati per Sars-CoV-2. 

I ricercatori attraverso l’analisi dell’intero genoma con una tecnica utilizzata in epidemiologia genetica hanno osservato il patrimonio genetico ereditato dai partecipanti allo scopo di svelare tratti genici che potessero spiegare la diversa severità di Covid-19 riscontrata tra di essi. In corrispondenza del cromosoma 9, hanno identificato diversi geni associati in maniera significativa alla sintomatologia più grave nei malati: si trattava dei geni codificanti per gli antigeni presenti sui globuli rossi. Come spiegato, essi fungono da determinanti del gruppo sanguigno secondo il sistema ABO.     

Comparando il gruppo sanguigno dei ricoverati, si è evinto che il gruppo O risultava meno suscettibile a malattia acuta, con un effetto protettivo verso complicanze respiratorie, visto il minor rischio registrato di insorgenza di Covid-19, rispetto agli altri gruppi. Il gruppo A registrava, rispetto agli altri, il rischio significativamente più alto che insorgessero sintomi severi.

Il Professor Daniele Prati, Direttore del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano, coinvolto nello studio italo-spagnolo, ha conferito carattere innovativo ai risultati ottenuti.  Nonostante altri, prima, avessero ipotizzato correlazione tra gruppo sanguigno e gravità della patologia da Sars-CoV-2 (in Cina già nei primi mesi del 2020), Il Professore dichiarava: “Nei pazienti presi in esame abbiamo analizzato tutti i marcatori dell’intero genoma, confermando per la prima volta in maniera sistematica che il gruppo sanguigno è uno dei fattori principali che portano a predire la gravità dei sintomi”. 

Ne deriva una potenziale eleggibilità del gruppo sanguigno come fattore predittivo del rischio Covid-19-associato, al fine di stratificare la popolazione in base al rischio per fornire cure tempestive nei casi predisposti a complicanze respiratorie. Inoltre, il gruppo O, proprio per l’assenza degli antigeni A e B eritrocitari, sembrerebbe sì meno a rischio di malattia severa, ma non garantirebbe una immunità completa contro il virus, né prima dell’infezione, né dopo a malattia sviluppata.

Questi risultati rivelano ancora una volta l’importanza del gruppo sanguigno in qualità di impronta digitale biologica. Verosimilmente, il tipo di gruppo può impattare su diversi aspetti dello stile di vita, i quali rimangono ancora da validare scientificamente sulla stregua della Evidence Based Medicine (EBM) che contraddistingue fatti comprovati dalla scienza rispetto a miti e credenze che vanno necessariamente appurati nella pratica clinica.

Fonti:

https://www.policlinico.mi.it/news/2020-06-18/1704/covid-19-il-gruppo-sanguigno-a-aumenta-la-probabilita-di-avere-sintomi-piu-gravi

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2020283