Nel corso degli ultimi anni c’è stata una forte crescita nella consapevolezza dello stress traumatico e nell’interesse clinico. Oggi, è possibile definire il disturbo post traumatico da stress come uno dei più gravi disturbi psichiatrici che, nelle sue forme più croniche, si sviluppa sono in una minoranza di sopravvissuti ad un trauma vissuto.  Questo è caratterizzato dalla continua intrusione nella coscienza di ricordi dolorosi a cui segue una forte attivazione fisiologica con relativi tentativi di impedire il riaffiorare dei ricordi attraverso strategie di evitamento attivo e passivo. Questo schema di intrusione ed evitamento porta ad un progressivo peggioramento dei sintomi e delle disabilità nel periodo che segue l’esposizione al trauma.

Un evento traumatico può modificare e alterare la percezione di sé e del mondo con un conseguente cambiamento radicale del soggetto. Nel dettaglio, dopo un evento traumatico il sistema cognitivo cerca di elaborare le informazioni ad esso associate e non ancora integrate e continua a valutarle incompatibili e minacciose per il modello schematico del sé e del mondo, infatti le persone traumatizzate sperimentano una sensazione continua di essere in pericolo.

Per questo motivo che il trattamento dovrebbe avere come finalità l’eliminazione di tutta la sintomatologia del DPTS e il ritorno ad uno stato di funzionamento pretrauma. Attualmente esistono differenti approcci per il trattamento del DPTS il trattamento cognitivo-comportamentale è tra i più studiati proprio perché è importantissimo lavorare sulla gestione dell’ansia. Infatti, tale disturbo, è caratterizzato da una persistente attivazione con elevati livelli di paura correlati ai ricordi e agli stimoli correlati al trauma. Per questo è fondamentale, nelle prime fasi di trattamento, insegnare al soggetto le strategie per una migliore gestione dell’attivazione e della sofferenza psicologica con l’obiettivo di favorire una riduzione della vulnerabilità personale del soggetto.

Allo stesso tempo il soggetto deve essere sottoposto sia a trattamenti specifici che lo aiutino a individuare le strategie ad orientamento più fisico che vengono messi in atto con l’obiettivo di ridurre l’eccesso di attivazione, ma anche a trattamenti cognitivi che hanno l’obiettivo di diminuire la ruminazione circa l’esperienza traumatica.

Con l’obiettivo di favorire l’apprendimento di strategie di gestione dell’ansia e dello stress Donald Meichenbaum ha ideato lo Stress Inoculation Training (SIT) organizzato in tre differenti fasi: la concettualizzazione del disturbo, l’acquisizione e alla messa in pratica di alcune strategie di fronteggiamento quali: problem solving, tecniche di rilassamento e ristrutturazione cognitiva e infine l’utilizzo di tecniche di esposizione per immagini alle situazioni temute.

Più recentemente, Foa e Kozak hanno proposto il concetto di elaborazione emotiva: un’elaborazione di informazione più funzionale che produce cambiamenti nei ricordi traumatici, modificando sia le relazioni stimolo-risposta che il conseguente significato attribuito agli eventi.

In tutti i casi lo scopo terapeutico è quello di creare col paziente un ambiente in cui possano essere esplorati in modo sicuro tali emozioni insegnando al paziente le strategie per contenere l’attivazione fisiologica e migliorare le strategie di attuare in coppia.

Fonte: Sijbrandij, M., Olff, M., Reitsma, J.B., Carlier, I.V.E., de Vries, M.H. & Gersons, B.P.R. (2007) Treatment of Acute Posttraumatic Stress Disorder With Brief Cognitive Behavioral Therapy: A Randomized Controlled Trial. American Journal Psychotherapy,, 164, 82-90