Oggi il Registro degli Osteopati d’Italia (ROI), in seguito alle dichiarazioni del ministero della salute, che ha sollecitato la necessità di arrivare ad una regolamentazione dell’osteopatia come professione sanitaria, si è fatto portavoce di una esigenza già presente all’interno della categoria.

Tale esigenza comprende la legittima richiesta di definizione del profilo professionale, che individui le caratteristiche del professionista, a tutela dell’utenza e a vantaggio di tutte le professioni sanitarie, nella definizione di un ambito preciso di intervento, che è complementare e non alternativo o sostitutivo di alcun’altra professione sanitaria. Da 25 anni gli osteopati in Italia gestiscono in modo autonomo i pazienti che vengono alla loro consultazione, individuando su ciascun paziente, indicazioni, limiti e controindicazioni al trattamento osteopatico. Formulano una diagnosi osteopatica, cioè individuano la disfunzione somatica.

Nella gestione però del paziente disfunzionale, vengono a contatto con pazienti che comunque hanno delle patologie, in relazione delle quali formulano la diagnosi osteopatica, il piano di trattamento e la prognosi conseguente. L’osteopatia non si definisce per un insieme di tecniche come avviene per la medicina manuale, ma è una professione con una identità autonoma con un approccio clinico basato su diagnosi osteopatica, piano di trattamento con tecniche manuali e prognosi osteopatica. L’osteopatia occupa quello spazio lasciato vuoto dalla medicina allopatica e dalla fisioterapia ed opera fra la patologia e la riabilitazione conseguente alla patologia.

L’osteopatia interviene su tutti quei pazienti che normalmente prendono farmaci per sintomi algici che sono da riferirsi alla manifestazione della disfunzione somatica (non a patologia), sulla quale si può intervenire ristabilendo, con specifici interventi manuali, una armonia fra i sistemi che mantengono lo stato di salute. Per questo è importante che venga riconosciuto all’osteopata un profilo professionale con competenze, conoscenze e abilità adeguate a svolgere in autonomia una professione sanitaria per la quale si ritiene necessaria una formazione universitaria di cinque anni a ciclo unico. Tale Richiesta è in linea con le indicazioni dell’OMS, è condivisa dalle associazioni europee, soddisfa quanto scritto dall’OIA nell’ultimo report del 2012, e viene ripresa nel documento CEN in discussione a Bruxelles e di prossima approvazione. Le professioni sanitarie nell’ordinamento italiano sono tutte quelle professioni  i cui operatori, in forza di un titolo abilitante rilasciato/riconosciuto dalla Repubblica italiana, lavorano in campo sanitario.

Esse sono esclusivamente di livello universitario, sono poste sotto la vigilanza del Ministero della Salute, e per esercitare una di esse occorre aver conseguito una laurea.  Le professioni sanitarie definite dal Ministero della salute ad oggi si identificano nelle 5 professioni indipendenti: Medicina e chirurgia, veterinaria, odontoiatria, psicologia e… Ad esse si aggiungono le professioni ricondotte all’interno di 4 aree specifiche il cui profilo professionale è stato individuato dalla legge 251/2000, (riabilitative, ostetrico infermieristiche, tecnico assistenziali e tecnico della prevenzione).

L’osteopatia ha come obiettivo quello di stimolare un dialogo costruttivo con le professioni sanitarie, dal moneto che sono un riferimento importante per giovani, bambini ed anziani che hanno trovato nell’osteopatia una risposta al loro bisogno di salute. L’osteopatia non è ancora riconosciuta totalmente come professione sanitaria, ma da tempo si occupa in modo cosciente e responsabile, della salute dei pazienti.

 

Fonte: MEDCAM Volume degli Atti: Dott.ssa Paola Sciomachen Osteopata DO, Presidente del ROI- Registro Osteopati d’Italia, “  L’osteopatia come risposta al bisogno di salute del cittadino”.