Le piante officinali costituiscono una risorsa naturale utilizzata da sempre grazie alle loro proprietà, che ne consentono l’impiego in diversi campi, quali erboristico, farmaceutico, cosmetico, ecc.. Da alcuni decenni l’interesse per queste specie è aumentato notevolmente, in considerazione del fatto che la richiesta dei prodotti derivati da esse è andato sempre più allargandosi, in armonia con la sempre più diffusa esigenza di migliorare la qualità della vita, anche tramite la fruizione di sostanze sempre più genuine. Questa tendenza rappresenta la nuova sfida per i ricercatori, che hanno ora il compito di individuare e sviluppare le fonti degli elementi funzionali, cioè di quelle piante contenenti sostanze con effetti benefici sulla salute. Gli organismi vegetali, infatti, oltre a fornire diretto supporto all’uomo e agli animali dal punto di vista alimentare, possono offrire una vasta gamma di prodotti di vario interesse che, possono essere distinti in prodotti primari , quali resine, oli, cere, gomme, fibre, carboidrati, e in prodotti secondari quali odori, aromi, tannini, coloranti, farmaci e insetticidi, presenti in genere in quantità piuttosto bassa nei loro tessuti. Con la dizione “piante officinali” si indicano tutte le specie aromatiche e medicinali, ovvero tutte quelle piante in grado di fornire droghe che possono essere a loro volta destinate al consumo diretto o alla trasformazione per l’estrazione dei principi attivi. Il termine è generico e il suo significato è piuttosto elastico dal momento che è comunemente frequente l’uso di termini diversi quali “piante medicinali”, “piante aromatiche” e “piante da essenza”, come sinonimi a seconda del loro impiego. In particolare, vengono definite “piante aromatiche” quelle piante dotate di una o più sostanze penetranti che conferiscono particolari odori e/o sapori e che vengono impiegati nella preparazione di cibi, al fine di aumentarne l’appetibilità e per i diversi impieghi industriali (bevande, cosmetici, profumi). Secondo la definizione data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “pianta medicinale” è, invece, ogni vegetale che contiene, in uno o più dei suoi organi sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici.

La ricerca sperimentale sulle piante medicinali ha applicato rigore scientifico al loro utilizzo popolare ed empirico portando gli estratti vegetali all’attenzione medica. In particolare, la fitoterapia è uno strumento di grande valore terapeutico per molti disturbi femminili, sia nell’età fertile che in quella menopausale. L’intensa profumazione e l’attività biochimica dimostrata a livello del sistema nervoso centrale portano ad un miglioramento del tono dell’umore, beneficio nella depressione lieve-moderata, capacità di recupero dallo stress, proprietà antiradicalica e antiossidante per i pregevoli carotenoidi. I risultati degli studi clinici confermano un effetto positivo con  minori effetti collaterali con un miglior profilo di tollerabilità: nullo è l’effetto di sedazione, ridotta l’incidenza di effetti come “bocca secca” e “aumento di appetito”. Lo zafferano occupa un posto importante nell’ambito della fitoterapia ufficiale; tra le monografie delle piante medicinali pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è presente infatti anche la monografia “Stigma Croci”, che descrive le caratteristiche, le proprietà biologiche e gli usi medicamentosi dello zafferano.

L’utilizzo di piante medicina risulta ottimale per numerosi disturbi che venivano quali: le mestruazioni dolorose, lombalgia, dispepsia, spasmi bronchiali, asma, tosse, depressione ed eccitazione nervosa. Molto spesso le piante medicinali grazie alla presenza di una grande quantità di carotenoidi presentano notevoli attività antiossidanti e antiradicaliche, proprietà documentata sperimentalmente sia in vitro che in vivo. In vitro, sia l’estratto che i costituenti come crocina, crocetina, dimetilcrocetina esafranale sono risultati in grado di neutralizzare il radicale DPPH. L’attività antiradicalica delle piante medicinali è stata valutata in vitro anche come effetto citoprotettivo contro lo stress ossidativo, utilizzando per lo studio colture di cellule PC12 sottoposte a ipossia. La presenza di crocina nel mezzo di coltura proteggeva le cellule dal danno indotto dai radicali liberi che, se non controllati, possono anche provocare la morte cellulare. L’attività antiradicalica e citoprotettiva della maggior parte delle piante medicinali è stata confermata anche in vivo determinando in adeguati modelli sperimentali il livello di protezione contro il danno ossidativo indotto da ischemia o da sostanze genotossiche. I risultati ottenuti negli studi sperimentali indicano che i componenti di queste piante agiscono sulle cellule cerebrali almeno a due livelli:

  1. proteggono le cellule neuronali con un meccanismodi tipo antiradicalico
  2. agiscono sulla funzionalità dei neuro-trasmettitori con un meccanismo specifico. Questa duplice attività giustifica i molteplici effetti positivi riscontrati nei modelli sperimentali a livello delle funzioni cerebrali, tra cui: il mantenimento della plasticità neuronale, la capacità di sostenere memoria e apprendimento.

Per quanto riguarda l’attività sui neurotrasmettitori si ritiene che la crocina agisca prevalentemente sul sistema dopaminergico e noradrenergico, mentre il safranale sembrerebbe influenzare il sistema serotoninergico e il complesso recettoriale GABA benzodiazepine. Dagli studi clinici sperimentali si ritiene che l’effetto antidepressivo sia dovuto a un’azione inibitoria sul re-uptake di dopamina e noradrenalina da parte della crocina e sul re-uptake della serotonina da parte del safranale. Studi clinici condotti in occidente evidenziano  risultati positivi nei soggetti affetti da depressione dovuti all’azione antiossidante degli estratti.

E’ ormai confermato l’effetto positivo di numerosi rimedi fitoterapici, ogni pianta è in grado di stimolare il nostro sistema nervoso per un effetto rilassante e stimolante in modo differente. In quest’ottica è importante approfondire le conoscenze relative alla variabilità genetica e alla caratteristiche agronomiche e fitochimiche al fine di individuare e valorizzare i biotipi più idonei per i diversi settori d’impiego.

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