Nei paesi industrializzati le lombalgie e le ernie discali sono la condizione patologica più diffusa con elevato impatto socio-economico.  La lombalgia a causa del dolore intenso, cronico o recidivo, nella parte inferiore della schiena o della gamba, induce all’inattività il 13% delle persone tra i 30 e i 60 anni. I fattori che predispongono alla lombalgia comprendono la mancanza di estensione lombare, le flessioni frequenti, una cattiva postura da seduti ed altri problemi motori legati maggiormente allo stile di vita: sovrappeso, stress psicologici e una vita sedentaria. Ciò comporta una anomala sollecitazione del disco intervertebrale che innesca un meccanismo di lenta degenerazione, per cui il disco perde la propria elasticità e si deforma, sporgendo dal canale vertebrale ed andando a comprimere i nervi: è la cosiddetta protrusione del disco. In presenza del dolore è importante scoprirne il motivo con indagini adeguate e accertare o escludere la presenza di disturbi neurologici.

In questi ultimi anni sono stati sviluppati da parte di un gruppo di studiosi dell’Università di Brisbane (Queensland, Australia) importanti studi clinici, strumentali e sperimentali con modelli animali in merito alle nuove strategie terapeutiche per questa patologia. Da questi studi sono emersi alcuni fondamentali concetti sulle caratteristiche e sulle funzioni dei muscoli paravertebrali e sul loro controllo neuromotorio, che hanno permesso di intraprendere una nuova via di approccio al dolore cronico di origine lombare, un metodo razionale, scientifico ed efficace.

Una modalità che ha riscontrato effetti positivi è quella basata sulla stimolazione elettrica. Nel dettaglio lo studio è stato condotto su 50 pazienti di cui 25 sono stati trattati con stimolazione elettrica innescata da EMG (EMG-FES) e 25 non sottoposti ad alcuna stimolazione. I pazienti trattati con stimolazione elettrica hanno ricevuto una stimolazione funzionale (con un impulso di 60 Hz e durata della fase di 200 ms) una volta al giorno, per 30 minuti durante 5 giorni consecutivi, per un periodo di 4 settimane.

Quello che si evidenzia è sicuramente un recupero funzionale del movimento sia in termini di forza muscolare che dello stato funzionale globale rispetto al gruppo di controllo. Ciò che è stato sottolineato dal test è una netta riduzione del dolore cronico sin dai primi trattamenti ed un miglioramento della qualità del controllo dell’azione muscolare.

Inoltre, nei pazienti con lombalgia sono state riscontrate alterazioni delle dimensioni e della composizione dei tessuti a carico del multifido. Anche il muscolo trasverso dell’addome mostra, nei pazienti con lombalgia, evidenti ritardi di attivazione durante alcuni movimenti degli arti. Sembra quindi che l’alterazione riguardi il controllo neuromotorio piuttosto che la potenza o la resistenza del muscolo.

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In conclusione, è evidente che, a seguito dei numerosi studi condotti in merito a questo argomento, l’utilizzo del Biofeedback è un metodo capace di rilevare in modo continuativo gli eventi biologici e trasformarli in segnali visivi o acustici, permettendo d’instaurare un controllo volontario in tempo reale dell’intero corpo.

 

Fonte:

Effects of biofeedback versus switch-triggered functional electrical stimulation on sciatica-related foot drop. Sardaru DP, Matei D, Zaharia-Kezdi D, Pendefunda L. J Back Musculoskelet Rehabil. 2018;31(2):239-245.