A partire dalla fine degli anni ’90, è aumentato fortemente l’interesse verso la valutazione dell’Heart Rate Variability durante la performance atletica a livello sia agonistico che amatoriale. Da una ricerca effettuata sui quattro maggiori database di pubblicazioni scientifiche in ambito biomedico (PubMed, MEDLINE, NSCA e ACSM) è risultato evidente un incremento del numero di studi effettuati sulla relazione tra sport età e genere.

Nel dettaglio è stato a lungo dimostrato che durante l’esercizio dinamico, la frequenza cardiaca aumenta sia a causa della diminuzione dell’attività parasimpatica che per l’aumento del tono simpatico. Durante l’inizio dell’attività fisica, gli intervalli RR diventano più brevi ed uniformi, a causa dell’aumento dell’attività simpatica e della riduzione del tono vagale. Risulta sempre più evidente che proprio questa variazione degli intervalli RR fornisca utili informazioni sui livelli di stress e l’affaticamento fisiologico durante e dopo l’allenamento.

E’ noto che l’equilibrio simpato-vagale cambia in relazione all’intensità e alla durata dell’attività aerobica, e per questo motivo un gruppo di ricercatori francesi ha studiato la performance atletica di 11 triatleti messi alla prova con dei test ad intensità crescente. In condizioni di esercizio pesante, risultava più forte la predominanza del sistema simpatico, dovuta all’azione combinata della variazione della frequenza respiratoria e della mancanza del controllo cardiaco autonomico, al contrario di quello che avviene durante un esercizio molto più leggero (Cottin et al 2004).

Allo stesso tempo è risaputo che la variazione del sistema simpatico e parasimpatico a seguito dell’attività fisica, sia dipendente sia dal genere maschile o femminile, ma soprattutto dall’età. E’ per questo motivo che alcuni studi si sono soffermati sulla valutazione dell’influenza dell’età sulla modulazione vagale durante l’attività fisica. Sono stati considerati 3 gruppi di diversa fascia d’età: giovani (24-34 anni), mezza età (35-46 anni), ed età avanzata (47-64 anni) con 3 diversi livelli di condizione atletica, in termini di massimo consumo di ossigeno (VO2max): basso (28-37 ml · kg-1· min-1); medio (3845ml · kg-1· min-1); e buono (46-60 ml · kg-1 min-1).

I parametri confrontati in questo caso sono quelli dell’analisi non lineare di Poincaré, SD1 standard e normalizzato, per la misura dell’attività parasimpatica a riposo e dopo lo sforzo fisico. Si è visto che SD1 risulta superiore a riposo nei soggetti giovani rispetto agli altri due gruppi; mentre non si riscontrano variazioni significative nei parametri misurati al termine dell’allenamento. Per quanto riguarda i parametri misurati al variare dell’intensità, si è visto che, all’interno di ogni gruppo, le differenze più evidenti dovute alla condizione atletica, riguardano la fase di sforzo più intenso e non quella di riposo (Tuluppo et al 98).  Questi risultati indicano che in generale l’inadeguata forma fisica comporta una compromissione dell‘attività vagale cardiaca durante un allenamento e che l’età influenza il SNA, in quanto soggetti giovani mostrano una migliore funzionalità del sistema parasimpatico durante la fase di riposo.

Oltre agli studi sull’età, sono state valutate anche le differenze tra atleti di diverso genere; nel 2007 sono stati effettuati dei test sugli atleti (58 donne e 87 uomini di 24.8 anni di età media ) che avevano partecipato alle Olimpiadi del 2004 negli  USA. Le grandissime differenze riscontrate nei parametri di HRV dei due gruppi, hanno rivelato che il controllo autonomico del cuore non dipende solo dalla condizione atletica ma anche dal genere (Berkoff et al 2007).

Fonte: Pubmed